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L’ACQUA DEL LAGO NON È MAI DOLCE, #recensione

C’è chi ha l’equilibrio per star su un piede solo al modo dei fenicotteri, chi quando balla ha ritmo e sente il tempo della batteria, chi per addizionare e sottrarre non ha bisogno di foglio o calcolatrice e poi ci sono io che so sparare e ho le gambe ruvide e la felpa larga e la testa vuota di un futuro che non conosco

Wow. Wow è quello che continuo a ripetere mentre sfoglio una dopo l’altra le pagine di questo libro, guardandomi di tanto in tanto alle spalle per assicurarmi che non ci sia l’autrice, lì dietro, a spiarmi, a osservare la mia vita.
L’inchiostro usato per questo romanzo sembra essere stato preso direttamente dalle mie vene.
Mi rivedo in Gaia, con la quale non condivido solo una forma di parentela con Antonia la Rossa, ma anche le attese, le paure, l’incapacità di manifestarle, le illusioni e le disillusioni, l’inadeguatezza.

#iosonoGaia quando siede su quel treno che la conduce a scuola, quando guarda il mondo scorrere attraverso il finestrino, ripetitivo e sempre uguale a se stesso, rassicurante e inafferrabile.

#iosonoGaia quando si guarda allo specchio e non si piace. Le orecchie grandi, la pelle chiara. Incapace di definirsi, feroce nelle proprie critiche, in cerca di uno sguardo gentile che lo specchio non rimanda.

#iosonoGaia quando si finge spavalda per integrarsi, quando osserva i comportamenti degli altri e prova a imitarli.

#iosonoGaia quando non riesce a farlo e resta fuori, estranea a chiunque. In superficie quando tutti si tuffano, negli abissi quando tutti galleggiano.

#iosonoGaia quando scopre il tradimento dell’amica più cara, che incurante di lei e di quello che prova, ferisce senza tentennamenti. Mi rivedo (io) a sentire di messaggi scambiati per farsi grasse risate alle mie spalle. Mi rivedo (io) a scoprire che le mie confessioni sono state divulgate, rese pubbliche da chi aveva giurato di custodirle. Mi rivedo (io, non Gaia) a non far nulla e sperare, invano, che gli altri si accorgano di quanto sta accadendo e prendano le mie difese, ma gli altri sanno e non difendono. Mi rivedo (io) a girare i tacchi, allontanarmi da chi ha goduto nel far del male, e piano piano ricostruirmi.

#iosonoGaia quando, una dopo l’altra, imparo a conoscere “tutte le me che sono”.

Giulia Caminito è una voce potente, sicura, che risuona a lungo anche a lettura conclusa. Con “L’acqua del lago non è mai dolce” scrive uno dei romanzi più belli di sempre e lo fa con una cura per il linguaggio, con una devozione per le parole, che incanta e stordisce.
È precisa, feroce, accurata. Non fa sconti, né alla lingua, né ai personaggi. Ne racconta le brutture e le storture, i limiti e i difetti, senza filtri e senza vergogna. Libera come la vera scrittura dovrebbe essere.

Che libro, questo, ragazzi.
Che libro.

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