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BORGO SUD, #recensione

L’Arminuta è, a tutt’oggi, uno dei miei libri preferiti in assoluto, di quelli che consiglio senza
remore, certa che piacerà. Perché, diciamocelo, quel romanzo è un capolavoro. Sono sempre stata
curiosa di scoprire cosa sarebbe accaduto dopo a quella ragazzina spaesata, senza nome e senza
radici, e finalmente Donatella Di Pietrantonio ci ha fornito la risposta.

Borgo Sud racconta un’arminuta ormai grande, che da quella casa che non ha mai sentito sua si è allontanata un bel po’, finendo a Grenoble, addirittura. L’anonima protagonista, nonché voce narrante, ha cercato di scrivere la sua storia, discostandosi il più possibile dalla sua famiglia d’origine, formandosi culturalmente e professionalmente, strappando via da sé accenti e cadenze, sottolineando la sua diversità, forgiata dai libri e dagli abiti semplici ma eleganti, come se volesse costruirsi la sua identità e per farlo dovesse scegliere necessariamente di essere l’opposto di sua madre, l’opposto di tutto ciò che la circondava da piccola.

Più di lei, però, è Adriana quella che mi conquista. La sorellina con cui divideva il letto, mettendosi
“coccia e piedi” altrimenti in due non ci stavano, ha una forza prorompente che la rende viva sulla
carta. Creatura di carne e ossa, concreta come la verità che le esce dalle labbra, rivelatoria,
pungente, letale come una freccia scagliata al centro del petto. Perché sarà anche la meno
acculturata, Adriana, ma è dotata di un’intelligenza vivida e fervente, che le consente di vedere ciò
che gli altri non vedono e di muoversi nel suo mondo come se ne fosse la regina. Le due sorelle sono agli antipodi, ma forse proprio per questo riescono a volersi così bene, a essere l’una l’àncora dell’altra, rispettivi punti fermi in un marasma di abbandoni. Sarà proprio Adriana a riportarla a casa, con la sua naturalezza, il suo essere spontaneamente inopportuna, i disastri che combina, i guai in cui si caccia. Ma soprattutto, il bene che è capace di dare.

È questo, forse, che amo di più di quest’autrice. Il fatto, cioè, che i suoi personaggi siano così reali,
talvolta sbagliati, egocentrici, opportunisti o codardi. Il fatto, ancora, che scavi così a fondo nella
loro personalità pur dando l’impressione di restare in superficie. Donatella Di Pietrantonio fa ciò
che ogni scrittore che si rispetti dovrebbe fare: mostra, non dice. Non elenca difetti e qualità
delle sue protagoniste, ma pone un riflettore su di essi semplicemente attraverso un dettaglio, un
aneddoto, un tic nervoso, un gesto all’apparenza insignificante.

Oggi, a lettura ultimata, aggiungo un altro libro alla mia lista dei must.
Borgo Sud è magnifico.

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